Racconti romani di fantascienza?
Come si può affrontare tematiche molto serie come quelle della futura convivenza tra comunità umana e macchine senza scrivere un po’ di fantascienza con una discreta dose di ironia ? L’autore è un giurista – esperto di temi giuridici delle tecnologie – e affronta uno ad uno gli scenari possibili attraverso una serie di storie paradossali tutte ambientate a Roma.
Ci sono politici, magistrati, avvocati, preti, cardinali, semplici autisti ministeriali, burocrati, carabinieri e commissari di polizia, giornalisti e sportivi., persino carcerati. Interi quartieri sono sconvolti dalle dinamiche di una convivenza ogni giorno più difficile quella tra uomini e macchine. Una Roma futura che però riecheggia quella classica, quella degli anni sessanta, quella della grande commedia all’italiana quella del Boom e dei boomers dove stavolta si confrontano e cercano di vivere insieme dignitosamente persone umane e no. E il quadro che ne esce è molto più umano di quanto si immagini.
E dietro le righe la grande lezione del cinema italiano degli anni sessanta dello scorso secolo: una scuola di vita anche davanti alla vita artificiale. Perché poi, uomini o macchine, il problema da sempre è il potere e come si esercita. Il termine “robot” viene dal ceco “rebota” e vuol dire “servo”. E il senso e la responsabilità del servizio, anche di quello più umile, è il filo che alimenta queste piccole e strane storie sul futuro.
Giuseppe Corasaniti, giurista studioso dei rapporti tra tecnologie e diritto ci accompagna in un viaggio semiserio nella Roma del futuro. Una Roma che affronta per la prima volta le contraddizioni e i paradossi del rapporto tra comunità umana e macchine evolute. Tra ironia e paradosso si apre un piccolo microcosmo fatto di autisti, carabinieri e poliziotti, magistrati, avvocati, studenti e ristoratori, giornali e giornalisti, cardinali, suore , tassinari, cittadini preoccupati, lupi e cinghiali invasori.
Un viaggio surreale attraverso le storie più stravaganti e divertenti, ognuna con una dimensione problematica, ognuna a suo modo ricorda il cinema degli anni del boom, la semplice ironia della commedia all’italiana e le pagine del neorealismo, ma stavolta gli interlocutori, i protagonisti veri sono loro i robot, che parlano come persone che vorrebbero relazioni umane e pure le persone che provano a relazionarsi con loro. E non sempre il risultato è buono o cattivo, magari come in tutte le relazioni che funzionano, basta solo venirsi incontro.
Un viaggio nel tempo strano e indimenticabile, dove l’impossibile diventa possibile e l’ironia regna sovrana.
Una Roma futuristica ma ancora magica che ricorda tanto quella passata e che forse non cambierà mai davvero.